martedì 15 luglio 2014

LA GLORIA CUBANA “MEDAILLE D’OR N°2”

VITOLA DE SALIDA: Lonsdale
VITOLA DE GALERA: Dalias
TAGLIA: Cepo 43  x 170 mm di lunghezza

La Gloria Cubana è un gioiello poco noto fra le marche di Habanos. Tuttavia può annoverare una lunga storia. Fondata nel 1885 e di proprietà della società Cabañas y Castro, nel 1905 venne acquisita da Josè Fernandez Rocha, il fondatore anche della marca Bolivar; nel 1954 passò anch'essa, unitamente a Bolivar, sotto la proprietà di Partagàs, fino alla rivoluzione cubana ed alla conseguente nazionalizzazione di tutte le imprese cubane.
Nel corso dei più di 100 anni della sua storia, La Gloria Cubana ha sempre attratto una cerchia di fedeli ammiratori, che tradizionalmente si trovano fra i fumatori più risoluti.
La miscela dei suoi prodotti, lavorata con tabacco della regione di Vuelta Abajo, è molto equilibrata ed offre varie gradazioni ed aromi di una forza media.
Tra le dita si presenta di un colorado dai toni gialli, leggermente ruvido ma luminoso, con una capa di colore uniforme su tutta la sua lunghezza, così come il riempimento che ne definisce la buona costruzione.
A crudo emana un profumo lieve di stalla e cuoio, senza eccedere, provocando un leggero prurito al naso.


Meno conosciuto del fratello maggiore Tainos, ma di più facile reperibilità, questo Dalia ha sapori di legno stagionato e spezie fin dall'accensione, che sviluppano in seguito, note di burro di cacao e noce.
Mite e mai aggressivo, si presenta asciutto e tannico, dagli aromi di fieno e frutta secca, con un retrogusto floreale e di brioche, persistendo nella sua base legnosa.


Il secondo tercio si apre rilasciando un sapore dolce in bocca, mantenendo costante la media forza.  Sulla base delle note di legno si poggiano aromi di noce, burro di cacao, cuoio e caramello, che rendono piacevolissima la fumata.


L’ultima parte, leggermente sapida, compie un’evoluzione inaspettata su note di erbe aromatiche e punte balsamiche.
Lasciamo spegnere il sigaro dopo poco meno di un’ora e mezza con una persistente nota dolce in bocca.


Molto equilibrato e molto poco aggressivo, con una buona e ben definita evoluzione, si adatta benissimo a sigaro pomeridiano, o dopo un pasto leggero. Ideale se accompagnato a delle bollicine o, azzardando, ad una weizenbier bavarese. Destinato all’amatore del formato da "fumatore di altri tempi" o al neofita che approccia per le prime volte lunghezze vicine al comune Churchill.
L’esemplare provato ha garantito un tiraggio ottimale per tutta la durata, con una cenere compatta di colore grigio medio e una combustione regolare, ha necessitato alcune correzioni col jet flame per raddrizzarne il bracere, aumentandone il fascino "old-style", senza comprometterne la fumata.


La nostra personale valutazione è di 88/100

martedì 1 luglio 2014

LA LEY “MAREVA”

VITOLA: Mareva
TAGLIA: Cepo 44  x 103 mm di lunghezza

Era dalla metà di marzo, dopo la serata passata insieme a Didier Houvenaghel, che volevo prendere in mano la sua opera letteraria “The Cigar – from soil to soul” e dedicarmi alla sua lettura. Ne ho trovato il tempo solo pochi giorni fa e nel scegliere un sigaro che accompagnasse questa scoperta, la decisione più naturale mi si è parata davanti aprendo il mio humidor: la Mareva di La Ley.
La lusinga ricevuta con la dedica scritta di pugno da monsieur Houvenaghel, mi ha subito bloccato sulle sue parole, figlie di uno scambio di battute tra noi due durante la serata passata insieme, in particolare: “...Always with a good strenght and balance...”.



E’ così che ho iniziato a riflettere attorno a questo concetto, mentre i primi puff della mareva che tenevo tra le dita si alternavano ad alcune considerazioni.
Senza annoiarvi o scendere troppo nel dettaglio nelle elucubrazioni prodotte da chi vi scrive, vorrei però questa volta partire dalle considerazioni finali in merito al sigaro in questione.
L’equilibrio costantemente armonico tra i sentori percepiti e la forza, mai eccessiva, hanno sottolineato in modo chiaro quanto espresso da Didier: un buon sigaro, qualsiasi sia la sua provenienza, il suo calibro o la miscela di foglie di cui è costituito, deve armonizzare forza e bilanciamento per reputarsi un buon sigaro.
Questa mareva, dall’anilla così elegante, bene aderisce alla filosofia del produttore di origini belga: una buona complessità, senza che nessuna nota percepita sia “fuori dal coro”, una lunga persistenza e una finezza netta tra gli aromi, garantiscono una fumata, seppur breve, davvero eccezionale.


Nato dalla collaborazione di monsieur Nicarao e il señor Fernandez, famoso produttore di sigari nicaraguensi, tra cui il celebre San Lotano, La Ley è un antico brand cubano, riportato in auge in tempi recentissimi da Houvenaghel, con all'attivo due sole vitole: il robusto e la mareva appunto.
La composizione delle foglie utilizzate è un blend di diverse provenienze: una varietà di foglie nicaraguensi, coltivata nella regione di Jalapa, per la capa. Un’altra coltivata nella zona di Esteli, per le foglie di sottofascia e una tripa realizzata con foglie per metà nicaraguensi e per metà honduregne. Il lungo invecchiamento delle foglie utilizzate, garantisce al prodotto finito un’apprezzabile equilibrio tra morbidezza ed eleganza.
Di colore maduro dai riflessi leggermente dorati, il sigaro presenta una capa liscia e brillante senza particolari venature, con un colore uniforme su tutta la lunghezza che ben contrasta col colore candido dell’anilla dai fregi dorati.
Al tatto non rileviamo alcun difetto di costruzione, il riempimento regolare preannuncia una meccanica impeccabile.
A crudo emana un profumo lieve di legno e caffè. Il tiraggio all’accensione risulta perfetto, nonostante qualche piccolissima defezione nella regolarità della combustione.
Al palato si presenta asciutto ma subito deciso, con una forza media, che permette anche al fumatore meno navigato di percepire un’armonia di aromi che si accordano su note di caffè, tostato, liquirizia e frutta secca. Anche il pepe percepito espellendo il fumo dal naso, non infastidisce nè distrae chi vi scrive, da questo bilanciamento persistente.


Il secondo tercio si apre virando su note dolci al palato, l’aroma di caffè lascia il posto al cacao e i toni virano su note terrose. La cenere di colore bianco sporco, non accenna a staccarsi dal bracere, uno spettacolo!


La fumata si conclude dopo un’ora scarsa, armonizzando le note tostate con quelle dolci senza che nessuna sovrasti in maniera prepotente l’altra. Una nota di nocciola accompagna gli ultimi puff, rendendo la fumata davvero raffinata e appagante.


Completamente rapito da questo “piccoletto”, mi accorgo di essere rimasto fermo alla pagina con la dedica, per tutta la durata del sigaro. 
Un puro adatto a tutti e per tutto il giorno, si rivela come la sintesi perfetta di un buon bilanciamento e forza, espressi oramai come un dogma, dal mitico Didier!


La nostra personale valutazione è di 91/100



lunedì 23 giugno 2014

BOLIVAR PETIT BELICOSOS LIMITED EDITION 2009


VITOLA DE SALIDA: Petit Belicosos
VITOLA DE GALERA: Petit Belicosos
TAGLIA: Cepo 52 x 125 mm di lunghezza

 
La degustazione che oggi vi proponiamo riguarda un'edizione limitata del 2009 di Bolivar, si tratta del Petit Belicosos, fratello minore di quello che è considerato un Must di casa Bolivar, il Belicosos Finos (in produzione ordinaria), ma non per questo da meno.


 

La marca Bolivar è dedicata all’eroe venezuelano Simon Bolivar, El Libertador dell’America Latina, che campeggia nelle “vistas” e “anillas”. Fondata da Josè Fernàndez Rocha all’inizio del XX secolo, fu registrata ufficialmente solo negli anni venti, con sede a l’Avana. La produzione si è mantenuta su livelli di notorietà modesta fino al 1954, quando fu acquistata dalla famiglia Cinfuentes e trasferita nella fabbrica Partagas. A differenza di altre marche storiche , che sono scomparse o decadute d’ importanza, Bolivar ha invece accresciuto la sua produzione e, pur senza avere una produzione estesa, è molto apprezzata per il suo livello qualitativo e la caratterizzazione delle sue “vitolas”.


 

Confezionato in box da 25 unità, questa edizione limitata si presenta al tatto con una capa scura e leggermente spessa, con qualche venatura evidente,ma incredibilmente oleosa alla vista ,ancora dopo tutto questo tempo dalla messa in produzione.
La vitola ancora una volta riprende quello che è il nome commerciale del sigaro, Petit Belicosos (52x 125).

La costruzione rasenta la perfezione: il tiraggio ottimale,morbido sotto le dita, riempimento altrettanto eccellente e precisa la chiusura della bella testa conica.
A crudo i sentori si sono fatti molto più lievi di un tempo quando questi erano più marcati e tipicamente speziati quasi piccanti, sintomo di un tabacco di ottima qualità e di rollatura recente.


All'accensione, il primo terzo dopo qualche primo puff di assestamento non tarda a farsi sentire ben presente , con una media forza che fa da sfondo ad aromi tendenti al floreale.
La musica cambia in fretta dopo il primo centimetro ritrova quella che sembra una tipicità di marca perduta in tante produzioni cubane odierne.
Guadagna note terrose e spezziate, la meccanica di fumata rimane ottima e produce anelli di combustione abbastanza regolari.
Cominciato l'ultimo tercio del sigaro fanno capolino note di cacao amaro accompagnate da una forza davvero notevole, delineando una caratteristica evolutiva di questo puro più che soddisfacente!
L'evoluzione di aromi durante la fumata è semplicemente perfetta ed equilibrata sintomo di un sigaro pronto per essere fumato ed oggi al top della sua “forma fisica”.
L'invito dunque è quello di sfruttare al massimo le potenzialità che questo sigaro ci può offrire, tenendo presente che è un puro adatto ad un palato che predilige recete di tabacco dal gusto pieno ed intenso, quindi ideale per amatori o comunque fumatori ormai navigati.

martedì 17 giugno 2014

H. UPMANN “CONNOSSIEUR A”

VITOLA DE SALIDA: Connossieur A
VITOLA DE GALERA: Genios
TAGLIA: Cepo 52  x 140 mm di lunghezza

Stregato da questa marca sin dalle primissime esperienze sigarofile, chi vi scrive non può certo nascondere la curiosità e l’entusiasmo con i quali ha accolto l’uscita di questo ultimo manufatto di casa H. Upmann.
Proposto per la prima volta all’interno di uno degli humidor venduti all’asta al XV Festival del Habano, questo Connossieur A, si affaccia al mercato di casa nostra, di fatto, a metà dello scorso anno.
Il puro si presenta con una dimensione che ben si incasella nel vitolario proposto da H. Upmann, piazzandosi come “fratello maggiore” del ben più noto Connossieur n°1.
Esteticamente il sigaro si può apprezzare come un manufatto dalla taglia importante. Tale dimensione, è in parte oscurata da una speciale fascetta posizionata intorno al terzo superiore del sigaro, di dimensioni maggiori rispetto al solito, dove viene riportato alla base dell’anilla stessa, il nome della release. Nei classici colori bianco, oro e rosso, la fascetta è abbellita da una goffratura su alcuni particolari, che rende l'anilla davvero raffinata.
In mano, il sigaro fa sentire il suo peso con un riempimento regolare su tutta la lunghezza. La capa di un colorado dorato uniforme, è leggermente ruvida ma brillante.
Al tatto risulta vellutato, a sottolineare una costruzione davvero buona. Portandolo al naso, percepiamo un profumo poco accentuato di spezie, gli aromi a crudo invece si attestano su note di legno, fieno e caffè.
All’accensione, il piede raggiunge l’incandescenza in modo rapido e uniforme. I primi puff sono asciutti e amari, di una forza superiore alle aspettative. Gli aromi percepiti nel primo tercio si assestano sui toni del legno, erbe aromatiche e nocciola, con piccole sfumature pepate e di cacao.




La cenere, di colore grigio scuro, si stacca a fatica, rivelando un bracere dalla forma appuntita verso il centro del sigaro, che si apre con una riduzione della forza e un sapore sapido e asciutto. Fieno, cuoio, brioche e pepe, gli aromi percepiti, oltre ad una persistente nota di nocciola, conferiscono all’evoluzione una parabola sorprendente e inaspettata.



L’ultimo terzo perde la nota sapida in favore di una più tannica. La paletta aromatica vira nuovamente, attestandosi su un bouchet floreale, erbaceo e balsamico, con punte di cacao e liquirizia.
Lasciamo spegnere il sigaro dopo un’ora e venti minuti di fumata sorprendente. Non neghiamo che sia un prodotto ancora giovane, ma il tipo di evoluzione che questo puro offre, lo colloca, a livello qualitativo, vicino al "fratello" Magnum 46.


Un buon equilibrio sostiene per tutta la fumata una complessità ed evoluzione eccellenti. Le sensazioni rilevate, l’ampia paletta aromatica, l’ottima costruzione e la meccanica che hanno richiesto pochissime correzioni, ci spingono verso una valutazione molto alta e ne consigliano un invecchiamento di un paio d’anni per riprovarlo in piena maturità.
Lo suggeriamo in abbinamento ad un daiquiri o in alternativa, ad uno sherry. E’ adatto ad una fumata pomeridiana o serale.

Abbiamo inizialmente praticato un foro con un buca sigari, dopo alcuni puff, però, abbiamo allargato l’intestazione con la ghigliottina. Scelta risultata vincente: la portata di fumo infatti, è stata superiore, rendendo piena ed appagante tutta la fumata.


La nostra valutazione personale è 87/100

martedì 3 giugno 2014

ROMEO y JULIETA EXHIBITION No. 3

VITOLA DE SALIDA: EXHIBITION No. 3
VITOLA DE GALERA: Coronas Gordas
TAGLIA: Cepo 46 x 143 mm di lunghezza

Oggi, cari Aficionados, vogliamo presentarvi un sigaro che è stato introdotto nel vitolario del marchio Romeo y Julieta verso i primi anni ottanta, ROMEO y JULIETA EXHIBITION No. 3.

Questa Coronas Gordas viene sovente messa in ombra da pari vitola di altri brand, piu blasonate ed apprezzate dagli appassionati, in realtà è una realizzazione di tutto rispetto, con una personalità concreta e rassicurante, ma
che necessita un po di impegno per essere capita.
Questo sigaro che abbiamo fumato, proveniva da una scatola avente cugno del 2009, con ormai 5 anni alle spalle questo puro è al suo perfetto equilibrio aromatico. La costruzione è buona, con delle capas grasse ed uniformi, sul colorado bruno.
A crudo emana profumi floreali di media intensita che avvalorano le sue già eccellenti condizioni.
Il primo terzo è piacevole con accenni di cuoio e note vegetali, in una base organolettica prevalentemente legnosa. Nel centro si avvertono in crescendo sentori di terrosi, di caffè e lievi note pepate che rendono l'evoluzione vivace e il gusto leggermente pungente al palato. Nel finale l'evoluzione si attenua e subentra un passo piu uniforme alternato da sapori legnosi e vegetali.

Nel complesso possiamo definirlo un sigaro piacevole, con un registro aromatico fine ed un'intensità abbastanza profonda, ideale per una fumata serale accompagnata da un buon brandy invecchiato.

La nostra personale valutazione è di 79/100

martedì 27 maggio 2014

H. UPMANN “ROYAL ROBUSTO” EDIZIONE CASA DEL HABANO

VITOLA DE SALIDA: Royal Robusto
VITOLA DE GALERA: Edmundo
TAGLIA: Cepo 52  x 135 mm di lunghezza

Apprezzata da molti aficionados, questa marca ha una storia che risale attorno al 1840 quando Herman Upmann (uno dei due hermanos, n.d.r.) un banchiere tedesco amante del sigaro cubano, decise di aprire una filiale della sua banca a L’Avana.
Nel 1844, i due fratelli Upmann decisero di acquistare una fabbrica di sigari sull’isla. Da allora la compagnia H. Upmann, sino al 1922, commerciò sia nel ramo bancario, sia nella produzione di sigari.

Al centro della foto i fratelli Herman e August Upmann
Dopo alcune vicissitudini, la casa tedesco-cubana, tornò agli onori della cronaca all’alba del 25 aprile 1961 quando, John Fitzgerald Kennedy decretò l’embargo totale verso Cuba.
Si narra che in realtà il presidente degli Stati Uniti d'America, prima di firmare le carte per l'embargo, aspettò qualche giorno. Mandò infatti il suo fidato consigliere Pierre Salinger a Cuba, per procurargli l'ultima ingente scorta di sigari. Egli era infatti un grandissimo amante dei sigari H. Upmann, vitola Petit corona.
Si dice che il suo braccio destro riuscì a procurargli un'ultima scorta di ben 11.500 sigari!



Confezionata in box da dieci pezzi, questa edizione per la Casa del Habano, si presenta al tatto vellutata, di un colorado dai toni rossi, con una capa liscia e luminosa, dalla superficie e dal colore uniformi, frutto di un’ottima costruzione, sottolineata anche da un riempimento regolare.
A crudo si percepiscono note di legno, cuoio, cedro e cioccolato, sia sulla capa che al piede.
All’accensione, i primi puff si rivelano dolci e asciutti, procedendo con una combustione generosa e regolare.
Gli aromi percepiti sono molto ricchi, con una forza medio alta. Si possono facilmente distinguere: cuoio, fieno e legno, con punte pepate e un finale di nocciola. Il retrogusto è dolce, sa di vaniglia.
Il primo tercio prosegue in modo regolare, producendo una cenere compatta, quasi solida, di un colore grigio chiaro.
Il secondo tercio si presenta con le stesse sensazioni palatali e la medesima forza nicotinica. Gli aromi di base rimangono inalterati, si sopisce la nota pepata a favore di note di caffè e sottobosco, rendendo la fumata in generale più equilibrata e armonica, la dolcezza percepita all’inizio passa dalla vaniglia al miele d’acacia.


Rileviamo la quantità di fumo prodotta da questo puro, davvero al di sopra della media!
Correggiamo il bracere all’inizio del terzo tercio, che si presenta con un significativo aumento della forza. Una persistente nota di liquirizia sostiene il ritorno della punta pepata percepita all’inizio della fumata, Aumenta anche la persistenza di aromi di caffè e nocciola, inibendo parzialmente la dolcezza mielosa, rilevata nel secondo tercio.
Abbandoniamo il puro sul cigar stand dopo un’ora e venti minuti, lasciando che si spenga naturalmente.

Le considerazioni a livello organolettico ci portano ad esprimere dei giudizi molto positivi. Il formato scelto da Upmann per questa edizione CDH, permette una fumata piena ed un’evoluzione completa sui tre terzi. Questo puro non tradisce le aspettative: la finezza eccellente permette anche a fumatori poco esperti di percepire ogni nota e sentore. Dopo i primi puff, il sigaro raggiunge un equilibrio armonico eccellente. La complessità aromatica e una lunga persistenza ci portano ad una valutazione molto elevata.
Riteniamo sia, per forza nicotinica, un sigaro adatto dopo i pasti. Abbinato ad un cognac o ad un armagnac, in alternativa un calvados, oppure per chi lo apprezza, ad un bourbon americano, è in grado di offrire oltre un’ora di fumata piena ed appagante.

Dato il formato pari-vitòla, verrebbe voglia di riprovarlo in una degustazione orizzontale, analizzando le differenze salienti col più famoso Montecristo Edmundo.

La nostra personale valutazione è di 90/100

martedì 20 maggio 2014

DON PEPIN GARCIA “10TH ANNIVERSARY” L.E. 2013

VITOLA: Toro
TAGLIA: Cepo 52  x 165 mm di lunghezza

Nato a Cuba alla fine del 1950, Josè Pepin Garcia iniziò a lavorare nella fabbrica di sigari di suo zio alla tenera età di 11 anni. Meno di due anni più tardi, si trasferì alla fabbrica di esportazione di sigari di Félix Rodríguez, dove ha lavorato fino al 2001, quando lasciò Cuba per il Nicaragua.
Al suo arrivo in Nicaragua, ha lavorato per la Tabacalera Tropical, una società avviata da Pedro Martin, prima di essere acquisita da Eduardo Fernandez di Aganorsa nel 2002.
Nel giugno 2002, decide di rendersi indipendente aprendo una piccola fabbrica a Miami chiamata El Rey de los Habanos, in zona Little Havana. Si fa conoscere al grande pubblico per un sigaro che porta il nome della sua azienda, altre ai vari Don Pepin Garcia Blu, Don Pepin Garcia cubano Classic (Black Edition) e Don Pepin Garcia Serie JJ. Ha poi collaborato con Pete Johnson alla realizzazione della linea chiamata Tatuaje, anch’essa reduce dai festeggiamenti per i dieci anni di attività.

Quella che era nata come piccola fabbrica dal nome altisonante, si è col tempo  trasformata ed evoluta in quella che noi oggi conosciamo come My Father Cigar, società con sede in Florida e fabbriche di produzione sigari in Nicaragua, diventando di fatto, uno dei più grandi nomi nell’industria del sigaro havana, con un trio di volti che rappresentano la società: Pepin e i figli, Jaime e Janny.
Il sigaro che andiamo a presentare, nasce per celebrare i dieci anni di attività e di fatiche di Josè Garcia. Ci sembrava quindi giusto iniziare con una premessa storica sul percorso professionale di Don Pepin.

La scatola si presenta in maniera imponente ed elegante: uno scrigno in legno con chiusura a gancio in ottone, a forma di uncino. Il logo regale applicato nella parte superiore del box, viene riportato nel sottocoperchio stampato in oro su velluto blu.
I quattordici sigari presenti nella scatola, sono suddivisi in slide lid boxes, che rendono il packaging davvero accattivante. Una volta estratto, il sigaro non delude le aspettative: la capa di origine ecuadoregna (binder e filler sono invece puro nicaraguensi) presenta alcune venature, un colore maduro uniforme, dai toni bruni, davvero luminoso, contrasta esaltando, l’anilla che lo avvolge.

La costruzione risulta essere eccellente, un riempimento regolare si rileva su tutta la lunghezza lasciando, al tatto, una sensazione di grasso untuoso.
Al naso, un profumo medio di legno e cuoio non ci colpisce particolarmente per intensità, decidiamo quindi di procedere all’intestatura e all’accensione del sigaro.
Il tiraggio conferma la perfetta costruzione, regolare così come la combustione, offre puff “calibrati”, con una forza nicotinica medio leggera. La cenere davvero molto compatta, di colore bianco, si stacca solo sotto la pressione delle nostre dita.
Al palato risulta metallico e asciutto, con un persistente retrogusto sapido. Gli aromi sprigionati si faticano a distinguere l’un l’altro, riconosciamo legno e tostato, con punte pepate. A tratti dolce, si mantiene asciutto per tutta la durata della fumata, non si evince nessuna particolare evoluzione degli aromi, solo la forza nell’ultimo tercio acquista corpo, raggiungendo un livello medio.
La fumata termina dopo quasi un’ora e mezza, con un’unica correzione del bracere. Non abbiamo accompagnato il sigaro con alcun distillato, ma ne consigliamo l’abbinamento a qualche bollicina non troppo strutturata. Nel complesso questo Don Pepin si presenta con un buon equilibrio e una media complessità, ci ha delusi la scarsa evoluzione, che lo rende un sigaro nel complesso uniforme, ma di una costruzione e tiraggio impeccabili. Adatto al pomeriggio o alla fumata serale e consigliato agli amatori di caraibici di forza medio leggera, come i Davidoff.
Per chi ama collezionare, questo è un esempio, insieme al suo packaging regale, da non farsi sfuggire!